Oltre il 50% della popolazione italiana russa durante il sonno. Si può dire che il russamento sia già di per sé un disturbo del sonno, che reca spesso problemi anche a chi dorme vicino a noi, tuttavia di per sé non richiede necessariamente un trattamento specifico. È importante però tenere sotto controllo questo fenomeno perchè, in alcuni casi, può essere sintomo di patologie più gravi, la cosiddetta sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS - Obstructive Sleep Apnea Syndrome).
Che cos’è la sindrome delle apnee ostruttive del sonno
Il tipico rumore delle apnee in sonno, che spesso si associano al russamento, è dovuto ad un collasso totale delle pareti, che ostruiscono, così, il passaggio dell’aria: la persona sembra dunque trattenere il respiro. L’apnea è quindi una patologia caratterizzata da frequenti episodi di occlusione, totale o parziale, delle vie aeree superiori (nasofaringe, orofaringe, ipofaringe, o laringe) durante il sonno. Questi momenti di “blocco” causano brevi e ripetuti risvegli involontari e spesso una significativa diminuzione del livello di ossigeno nel sangue.
In generale, si parla di apnea quando il respiro si arresta in un intervallo che va dai dieci secondi ai tre minuti massimo. Esse devono essere considerate patologiche quando il loro numero è maggiore di cinque eventi all’ora; in caso contrario, possono essere considerate come fisiologiche.
Si è rilevato che questo fenomeno è molto più frequente quando si dorme in posizione supina (“a pancia in su”). In alcuni casi, le apnee si presentano esclusivamente in posizione supina: in tal caso si parla di apnee posizionali.
Tipologie di apnee
Le apnee che si verificano possono essere:
- centrale (di natura neurologica)
- ostruttiva
- mista
Apnea centrale
Si verifica un’apnea centrale quando il cervello cessa di inviare impulsi nervosi ai muscoli respiratori, causando quindi un’interruzione della respirazione. Si verificano più raramente rispetto alle apnee ostruttive.
Apnea ostruttiva
È la tipologia più frequente di apnea ed è causata dal restringimento delle vie aeree superiori, che viene poi vinto solo dopo uno sforzo importante, dai muscoli respiratori.
Apnea mista
Questo tipo di apnea è un mix dei due tipi precedenti.
Chi è soggetto a questa patologia?
La patologia delle apnee ostruttive del sonno può “colpire” chiunque. Da alcuni studi, però, è emerso che essa tende a manifestarsi maggiormente negli uomini; nelle donne, invece, quando si manifesta, è più frequente nel periodo della menopausa. Ciononostante, è possibile che nelle donne il disturbo sia sottodiagnosticato.
In entrambi i casi, il russamento comincia intorno ai 20-30 anni, per poi tramutarsi gradualmente in apnea ostruttiva del sonno. È soprattutto dopo i 50 anni che questa patologia comincia a diventare rischiosa.
Sintomi
Le persone affette da apnee ostruttive del sonno russano fin dalle fasi iniziali del sonno stesso. Questo rumore si intensifica gradualmente fino a quando la persona va in apnea, per poi ricominciare improvvisamente a respirare e avviare un nuovo identico ciclo.
In generale, i sintomi che possono fungere da “segnale” per questa patologia possono essere suddivisi in:
- sintomi notturni
- sintomi diurni
Sintomi notturni
Tra i sintomi notturni che caratterizzano le apnee ostruttive del sonno, sono presenti il russamento, risvegli improvvisi (anche con sensazione di soffocamento) e sudorazioni notturne.
Sintomi diurni
Tra i sintomi diurni delle apnee ostruttive del sonno, sono presenti cefalea e/o bocca asciutta al risveglio, sonnolenza e stanchezza ingiustificate nel corso della giornata, scarsa concentrazione con mancanze di memoria e disturbi dell’umore.
Diagnosi
La diagnosi di questa patologia si effettua attraverso la polisonnografia cardiorespiratoria, esame (eseguito anche a domicilio) non invasivo, che analizza e monitora la funzione dell’apparato respiratorio durante una sessione di sonno. Attraverso questo esame si rilevano i parametri più importanti, quali intensità e durata del rumore del russamento, presenza, numero e durata delle eventuali apnee, ossigenazione del sangue e dati cardiologici. In questo modo lo specialista può capire quanti episodi di apnee notturne si manifestano e con quale frequenza. In seguito, qualora il paziente risulti essere affetto da OSAS, lo specialista potrebbe decidere di consigliare o eseguire ulteriori accertamenti.
Terapie
Ci sono principalmente due tipi di terapie:
- terapia medica
- terapia chirurgica
Terapia medica
La terapia C.P.A.P (Continua Pressione Positiva delle Vie Aeree) comporta l’utilizzo di una maschera oro-nasale, collegata ad un dispositivo che fornisce aria alle vie respiratorie, con pressione costante: così facendo, si impedisce il rilassamento dei muscoli respiratori e, di conseguenza, l’apnea ostruttiva.
Terapia chirurgica
Con la terapia chirurgica, il chirurgo interviene nei punti di “maggiore ristrettezza”, per modificare i “luoghi” che causano l’ostruzione dell’aria.
Rimedi “casalinghi”
Oltre alle terapie sopra citate, ci sono alcuni rimedi “casalinghi” che possono essere realizzati con facilità e possono anche “alleviare” questa patologia. Tali rimedi funzionano esclusivamente nel caso delle apnee posizionali di cui abbiamo parlato sopra e devono comunque essere indicati da un esperto in medicina del sonno.
Alcuni di questi sono:
- T-shirt con alcuni cilindri posizionati nella parte posteriore, pensata per “costringere” le persone a dormire su un fianco
- cuscino, posto lungo la schiena, che aiuta a prevenire il rotolamento durante il sonno e l’addormentamento in posizione supina
Questa “terapia posizionale”, però, non è consigliata a tutti i soggetti che soffrono di apnee ostruttive del sonno, in particolare nei casi più gravi. È bene ricordare, infatti, che la terapia C.P.A.P è sempre la migliore soluzione.
Possibili cause
Alcune possibili cause modificabili che portano al manifestarsi delle apnee ostruttive del sonno sono:
- obesità/sovrappeso
- abuso di bevande alcoliche
- fumo
- alimentazione scorretta
Risulta molto importante tenere sotto controllo questo fenomeno in quanto, chi ne soffre, è esposto ad un maggiore rischio di sviluppare malattie cardio-vascolari, diabete, infarto e ictus cerebrale.
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